Comprendo e condivido l'entusiasmo popolare con cui sono stati festeggiati i risultati delle elezioni amministrative 2011 , in particolar modo quelli sorprendenti di Milano e Napoli. È la reazione più che giustificata ai continui attacchi verbali, alle continue calunnie, alla volgarità della campagna elettorale, e in generale a un atteggiamento di crescente arroganza e megalomania condito spesso da pietose figuracce in politica estera, dello stesso Presidente del Consiglio. Questa volta però le battute squallide sulla bruttezza della Iervolino o della Bindi, gli insulti a Pisapia e agli Italiani senza cervello (un tempo coglioni) e le minacce di un’invasione islamica sembra non funzionino più: la gente sembra aver giudicato sulla base dei fatti, interpretando autonomamente e ascoltando tutte le campane.
È stato quindi senza dubbio un voto di rottura, un voto di opposizione al berlusconismo, la sconfitta e la punizione di una parte più che la vittoria dell’altra. Un voto che ha premiato i nuovi volti, non tanto per cieca fiducia, quanto per esasperazione nei confronti degli altri candidati e della classe politica che rappresentano.