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20 aprile 2011

La rambla dei poveri

La grande opera “di rilancio dell'immagine di Genova nel mondo” è terminata. Ci sono voluti soltanto tre giorni di cantiere per completarla, un tempo record per qualsiasi progetto edile. Ma nel caso della “Rambla” genovese, dopo averla vista, forse tre giorni sembrano quasi un tempo eccessivo.

Tralasciando per il momento la questione dei costi, il mio personalissimo giudizio estetico: una doppia fila di vasi giganti disposti su un manto erboso, che ospitano al loro interno un alberello rachitico che culmina con una chioma spennacchiata, che a guardarlo si prova quasi compassione.
Il contrasto tra contenitore e contenuto è talmente evidente che non si può credere che non sia voluto. Ma personalmente la trovo una scelta di cattivo gusto. Sembra quasi che per riempire il maggior spazio con il minor costo ci si sia affidati a questi vasi giganti, ma il risultato è che la fauna scompare nel grigio di via venti, anziché trionfare e già da Piazza De Ferrari non si nota quasi, se non per lo sgargiante bianco dei vasi stessi.

Probabilmente se la nostra sindaco, reprimendo la sua megalomania, avesse taciuto il paragone con la celebre rambla di Barcellona e avesse in silenzio fatto costruire questa aiuola per Euroflora, se ne sarebbe parlato molto meno e il risultato sarebbe stato semplicemente una brutta aiuola.
Si rumoreggia che completata la rambla, il prossimo obiettivo della giunta sia la costruzione della Diagonal.
di Enrico Moizo


La rambla di Barcelona è una strada di circa 1,2 km per 30 metri di larghezza, la rambla di Genova è lunga 100 metri per circa 9 metri di larghezza.
In Spagna, è una via del passeggio, pedonale, ricca di artisti di strada, bancarelle, panchine che con un percorso quasi rettilineo porta all'area del Porto Vell, A Genova non è pedonale, porta da Piazza de Ferrari all'incrocio con XII Ottobre e non ci sono panchine

L'idea, provinciale, di voler (con scarsissimi risultati) imitare l'eccellenza altrui mortificando quella casalinga mal si sposa con il concepimento di una strada che fu pensata per la magnificenza delle sue architetture, apprezzabile tanto nei suoi portici quanto nelle facciate del tratto scoperto, i cui ideatori e realizzatori mai avrebbero potuto pensare che la città alla quale si cercava di dare prestigio con tanta bellezza e varietà di soluzioni avrebbe un giorno non capito e, confusa, si sarebbe abbandonata ad idee fallaci e limitate.

In vero Genova, ma questo chi amministra la città non può saperlo perché la città non la conosce, avrebbe la possibilità di avere due "Ramble", se così le si vogliono chiamare senza la coscienza di far danno all'immagine della nostra città più che accrescerne il prestigio. Sono due strade di circa 1200 metri di rettifilo, larghe entrambe da 30 a 50 metri, paralele e confluenti su una delle più belle promenade (corso Italia) a due passi dalla fiera del mare: via Casaregis e, soprattutto, corso Torino. Sebbene non si veda la necessità di un tale impegno "in novità" turistiche quando l'esistente sarebbe sufficiente se non fosse non mantenuto, considerato tuttavia il detto genovese "tutto fà", partendo da una zona che si potrebbe facilmente raggiungere direttamente dalla stazione di Brignole le due strade si proporrebbero come le più adatte per un'idea di passeggio verso il mare.
Avrebbe fatto una figura sicuramente più bella il comune, e qui si palesa l'incapacità della classe politica al potere, a proporre e convincere gli espositori a farsi pubblicità con una bella, "semplice" ma bella, aiuola, la quale rubando anche 1 metro e mezzo al centro della carreggiata di tutta via XX non avrebbe sottratto granché al traffico veicolare, lasciando il passeggio lungo gli accessi agli esercizii degli operatori economici.
Un'aiuola a costo praticamente zero, da legarsi ad una sistemazione dei giardini di Piazza Verdi e piazza della Vittoria.
La soluzione proposta è ridicola perché limitata ai 100 metri apicali di via XX settembre, lontana dalla strada che collega la stazione alla Fiera del Mare e di che quindi nessun turista vedrà. Per fortuna.

di Filippo Noceti

 Rambla di Barcellona