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21 febbraio 2012

Il giorno in cui ho incontrato il Presidente

Sono già stato a Roma e sono passato davanti al Palazzo del Quirinale diverse volte.
Entrarvi è una di quelle cose che non ho mai considerato davvero, insomma, capita di pensare “sarebbe bello” ma non vedendo alcuna possibilità concreta si scarta l’ipotesi a priori.
Questa volta sono entrato, per incontrare il Presidente Napolitano, io con altri nove, a rappresentarne quattromila.
Ci hanno chiamato “angeli del fango” ma credo che nessuno di noi si senta speciale, il Professore Musso ha proposto l’incontro tramite la Fondazione Oltremare, molti hanno risposto e i pochi estratti sono ancora increduli.
La sicurezza è severa ma discreta, il Palazzo sfarzoso ma elegante, l’emozione di tutti palpabile ma trattenuta.
I miei compagni sono i più disparati dalla studentessa del liceo che vuole fare il carabiniere, al giornalista free-lance di 25 anni e poi studenti universitari, due amministratori della pagina facebook “angeli col fango sulle magliette”, una scout, un’imprenditrice.
Mentre attendiamo di essere ricevuti ci spiegano dove dovremo sederci e poco altro, è evidente che il copione dell’incontro lo scriverà il Presidente in corso d’opera.
Appena entrati, il tempo di stringersi la mano, ed è subito un turbinio di domande personali e sull’alluvione, di ricordi e di constatazioni anche politiche sulla scarsa attenzione che viene data alla cura del territorio. Il Presidente passa da un argomento all’altro con una facilità estrema e si destreggia con l’iPhone di uno di noi per leggere i messaggi dei tanti che sono rimasti “fuori” a Genova. Le nuove tecnologie lo interessano davvero, chiede come è nato il coordinamento su internet e si stupisce quando gli raccontiamo l’efficienza e la velocità raggiunti dai volontari grazie a questi strumenti.
Ci chiede di “sfondare” le porte dei partiti e di impossessarcene, sarebbe bello ma il fenomeno di aggregazione che ha portato i Genovesi e soprattutto i giovani genovesi a reagire così massicciamente dopo l’alluvione è stato così spontaneo ed inaspettato che forse ha ancora bisogno di maturare.
Il Presidente ci racconta di come da anni vorrebbe vedere la politica dell’unità e della solidarietà, la politica del fare sopravanzare quella fatta di vane parole, più o meno scortesi, ormai arrivata a farsi detestare in tutto il paese, ce ne parla con passione, come di qualcosa per cui combatte tutti i giorni, che vorrebbe davvero cambiare e che ancora non è riuscito a scalfire.
Forse la grande reazione della nostra città gli ha dato un po’ di speranza, sicuramente Lui ne ha data a me, vedere un politico di lungo corso ancora animato da una tale fervente passione per il proprio paese e per la vera politica è stata una cosa importante per tutti.
Da un uomo così mi sarei aspettato un certo freddo distacco, come quello, già visto molte volte a livelli anche molto più bassi, di chi si prende troppo sul serio per interessarsi davvero a una decina di ragazzi, invece, il Presidente ci ascolta, ci consiglia e ricorda il mio nome alla fine dell’incontro, può sembrare poco ma, in questi tempi frenetici, dieci minuti di sincera attenzione da parte di un uomo, di un politico, di un Presidente come lui, sono quanto di più raro ci sia, ed è quanto chiedono a gran voce tutti i cittadini.
L’incontro finisce troppo presto, un altro già incombe e Lui ci saluta garbatemene senza fretta, parlando di rincontrarci presto a Genova, insieme a tutti gli altri.