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4 novembre 2011

La risposta all'assessore Scidone

La settimana scorsa è stato pubblicato su "Il Giornale" questo mio articolo  (Enrico Moizo ndr) che criticava le scelte dell'amministrazione comunale in temi di sicurezza.

La risposta dell'Assessore Scidone è arrivata attraverso le pagine del quotidiano stesso:
"Gentile sig. Moizo, con riferimento alle Sue considerazioni, non intendo minimamente convincerla della bontà delle iniziative dell'Amministrazione che lei definisce «tappulli» ma farle una semplice domanda: lei che appartiene alla Fondazione Oltremare, finalizzata a riunire persone competenti e intellettualmente oneste che vogliono elaborare un progetto per rilanciare Genova, dal punto di vista economico, culturale e di gestione della città, ed affrontare anche temi politici di rilevanza nazionale, e si propone come luogo di approfondimento e confronto sui problemi e le potenzialità di Genova, potrebbe indicarmi le strategie giuste di competenza degli enti locali e le città che le hanno attuate, in tema di prostituzione, abuso di alcoolici e sostanze, immigrazione, spaccio? Sarò lieto di apprendere buone pratiche da altre città e confrontarmi con la Fondazione Oltremare su ciò. Cordiali saluti.
assessore comunale alla Città sicura"

Ecco quindi la mia risposta alle sue gentili osservazioni:

Egregio Assessore Scidone,
la ringrazio per la sua risposta. Lei non deve convincermi di nulla, sono certo delle buone intenzioni alla base dei provvedimenti da me menzionati nell'articolo del 25 ottobre. Credo, da idealista quale sono, che ogni vostra proposta persegua la sola finalità di migliorare la qualità della vita della nostra città. Tuttavia la mia critica era rivolta al tipo di soluzioni adottate, che mi sono parse spesso finalizzate a mettere a tacere i dissensi: "anestetizzare" il male anziché curarlo insomma. La questione dell'abuso di alcolici, per esempio, è molto complessa.
Come abitante del centro storico, le posso assicurare che vietare ad alcuni esercizi di venderli al pomeriggio non produrrà alcun risultato se non quello di spostare il problema poco distante, dove l'ordinanza non è vigente. D'altra parte vietare a tutti i bar del centro storico di servire alcolici anche di giorno sarebbe come condannarli al fallimento ed è quindi una soluzione impensabile e inattuabile. Senza contare che ci sono sempre i supermercati, dove otretutto è possibile acquistare bevande nelle bottiglie di vetro con tutto quello che ne consegue in termini di sicurezza.

Il problema dell'abuso di alcolici nelle zone della famigerata ordinanza inoltre è decisamente marginale rispetto a quello dello spaccio e degli scippi e non è così rilevante da dover far pagare un conto così alto solo a piccoli imprenditori ed esercenti.
Tuttavia se vogliamo credere che sia l'alcol una causa e non un effetto dell'esasperazione di certe persone, la soluzione a mio avviso dovrebbe percorrere due strade, sull'esempio di città europee come Londra e Francoforte: da un lato instaurare una collaborazione solida tra Comune e Prefettura, in modo da impiegare meglio le forze dell'ordine sul territorio e in particolar modo quelle della Polizia Municipale (troppo spesso impegnata soltanto a fare multe),restituendole un ruolo attivo di presidio del territorio. Pattugliare le zone più calde, controllando i documenti e punendo con sanzioni e denunce lo stato di manifesta ubriachezza , come previsto dalla legge.
Dall'altro lato istituzionalizzare la prevenzione per i più giovani, con convegni e incontri nelle scuole e all'Università o semplicemente distribuendo materiale educativo che sensibilizzi il problema dell'abuso di bevande alcoliche.

La prego notare infine che la mia era una critica da cittadino genovese più che da membro della Fondazione Oltremare e credo che se tutti riuscissimo ad avere un dialogo costruttivo con chi ci governa, avremmo senz'altro una città migliore.
Questo nostro dialogo a distanza ne è già un buon esempio. 
Grazie ancora dell'attenzione. 
Cordialmente