Il dialetto genovese è ricco di parole il cui suono racchiude anche una straordinaria capacità di sintesi del significato. Non esiste termine in italiano che si possa paragonare a "Tapullo", ne servono almeno quattro: una riparazione di fortuna e provvisoria. Ecco, ad analizzare negli anni le strategie, le ordinanze, i provvedimenti e le soluzioni adottate dall'Amministrazione comunale in carica, per affrontare le diverse emergenze, molto spesso mi è tornata alla mente questa parola lasciata in eredità dai nostri avi marinai. Genova come una nave che continua a incagliarsi in un mare poco profondo e ostile e una ciurma che continua a correre ai ripari, tappando falle con quello che trova, senza mai, o quasi, cercare di trovare una soluzione strutturale, una nuova rotta che permetta alla nave di navigare un giorno in acque tranquille.
Il Capitano Vincenzi e ciurma non sembrano riuscire a guardare all'orizzonte, ignora bussola e carteggio, preferiscono andare avanti colpi di timone, d'istinto. Gli esempi di questa odissea sono tanti: in genere sono i quotidiani e i giornalisti a far emergere l'allarme, che non dura più di un paio di settimane, durante le quali l'amministrazione si sente sotto pressione e mette in moto quella che io definisco la "politica dei tapulli" appunto.