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27 aprile 2011

I quartieri bui della Città Digitale

Città Digitale: magari. La signora Sindaco aveva mostrato prima delle elezioni grande attenzione alla "digitalizzazione" della città, ("Genova sarà la prima città digitale in Italia", diceva) e in particolar modo alla diffusione del WiFi. In che cosa si è tradotto questo impegno assunto in campagna elettorale? Nell'istituzione di Genova Città Digitale.

Ora. Senza voler girare il coltello nella piaga per la mancata opportunità del Comune di sperimentare una piazza con WiFi libero e gratuito il 17 Marzo grazie all'iniziativa della rivista Wired che metteva a disposizione, gratuitamente, tutta la tecnlogia necessaria, installazione compresa. Senza voler girare il coltello nella piaga, dicevo, anche se certo brucia sapere che un paese di novecento anime come Gonnostramatza in Sardegna è riuscito ad aderire all'iniziativa (sarà che il Sindaco lì ha 25 anni). Senza voler girare il coltello nella piaga, dicevo, anche se un pò fa arrabbiare sentire Joy Marino, uno dei consulenti di Città Digitale,  giustificare la clamorosa occasione mancata dicendo che non volevano fare concorrenza ai punti WiFi già presenti sul territorio (quali?) e che neanche a Roma hanno aderito all'offerta della rivista Wired (forse perchè l'iniziativa parte proprio DA Roma, dove, a differenza di Genova, il WiFi libero è già ovunque??). Senza voler... vabbè il coltello nella piaga l'ho girato, è vero.
Questa però è soltanto una piccola defaillance.
Il progetto di Città Digitale per l'installazione degli Hot Spot a Genova si chiama WiMove, con cui, tramite un bando nazionale legato alla mobilità, sono arrivati i finanziamenti per installare le antenne Hot Spot che davano accesso esclusivamente al sito AMT e ai servizi online relativi alla mobilità. Terminato il periodo di promozione, queste antenne ormai installate avrebbero dovuto essere date in gestione a terzi per essere trasformate in vere e proprie reti WiFi con accesso ad Internet. Avrebbero dovuto, perchè il contratto è scaduto a Dicembre 2010 e al momento non c'è nessuno che si occupi di questa trasformazione, nonostante l'Associazione Cittadini Digitali si sia offerta di prenderli in gestione, gratuitamente.
Questi Hot Spot giacciono sui tetti, inutilizzati. Per il resto, non c'è alcun progetto parallelo per l'installazione di Hot Spot. Non ce ne sono all'aeroporto (concordo che al momento questo è l'ultimo dei problemi dell'aeroporto di Sestri), nelle stazioni, nemmeno in molte facoltà universitarie, contrariamente a quello che si vuole far credere.
Basta fare una semplice prova, cercare con Google <<Wifi Genova>> . La prima pagina  riscontrata  è questa, vero?
http://www.cittadigitale.comune.genova.it/il-wi-fi-genova   Bene. Questa pagina non è aggiornata da un anno e mezzo circa.  Anzitutto si parla ancora di identificazione unica secondo il decreto Pisanu che è stato invece abrogato ormai quattro mesi fa. Non c'è nemmeno una mappa delle aree raggiunte dal WiFi, ma forse in effetti basta l'elenco. 13 aree per tutta la città. A Milano sono circa 500. Nell'elenco mancano poi molte zone in teoria (vedremo perchè) raggiunte di recente, come quella del Porto Antico, inaugurato a Marzo scorso, mentre sono presenti aree WiFi che in realtà non funzionano e anche punti di acquisto delle famigerate "card" che non esistono nemmeno più. come il Mukkabar.

Dovete sapere che in parallelo al Comune, si muovono sul territorio altre due realtà che da poco hanno unito le forze, con lo scopo di sopperire alle lacune della copertura WiFi della pubblica amministrazione: l'Associazione "Cittadini digitali" e la società Vallicom (che si occupa, tecnicamente, dell'installazione delle infrastrutture.)


Parlando con l'amministratore delegato di Vallicom Bruno Boz (Intervista integrale qui), abbiamo scoperto che il costo di messa in funzione di ogni singolo Hot Spot, tramite la sua società, è di circa 400 Euro l'uno, mentre per avere una rete comunicante composta da più Hot Spot, il costo lievita fino a 1000 Euro ad antenna.
Allora mi sono chiesto come è possibile che alla Biblioteca Berio siano stati spesi, per installarne sei (quattro all'esterno, due all'interno), circa 16.000 Euro (fonte Città Digitale). Sempre Bruno Boz mi faceva notare che in realtà due sarebbero più che sufficenti per coprire il cortile dela biblioteca. L'infrastruttura alla Berio è stata realizzata senza gara di appalto, ma per assegnazione diretta, dalla ditta Dime, mentre gli apparati sono stati forniti da Alcatel. La gestione poi è affidata a Telecom ed ha un costo aggiuntivo di 5000 Euro annuali, serve un abbonamento di 5 euro per collegarsi, ma con questo non è possibile poi utilizzare gli altri Hot Spot presenti nella città.

Sui costi del progetto WiMove vi rimando a questa pagina.

Gli unici Hot Spot che funzionano al momento in città sono quelli installati dall'associazione dei Cittadini digitali e Vallicom. Quelli del Comune sono per ora addobbi per i tetti.

Ora, se sul WiFi c'è una evidente carenza - dal nostro sondaggio il 76% dei votanti ritiene la copertura WiFi a Genova inesistente (38%) o insufficiente (38%) - forse la Città Digitale si sarà dedicata, in questi anni di lavoro finanziato da noi contribuenti, ad altre iniziative, come l'informatizzazione dei servizi pubblici, degli sportelli comunali online. 
No, il sito del comune di Genova , che è stato assegnato per anni, senza gara d'appalto, alla società content-o (prima split , poi text-è , entrambe fallite ma appartenenti allo stesso imprenditore), è uno dei meno visitati nell'ambito regionale e si classifica al 153.053° per visite (dati Alexa), di gran lunga dietro a quello del Comune di Padova. Questo nonostante la quantità di sotto domini di Città Digitale, come vedremo tra poco.
Quello a cui sembrano esclusivamente interessati infatti quelli di Città Digitale è la creazione di tanti siti internet cloni sulla Cultura e il Tempo Libero.
Basta andare nella pagina dei progetti ed ecco che incomincia l'elenco:

What Where When in Genoa  privo di contenuti, vi invito a fare un giro sui menù di navigazione.... provate a cliccare sulla voce "Discoteche":
Ci si aspetterebbe quanto meno un link alle discoteche genovesi, una descrizione delle zone da frequentare, e invece c'è un breve testo che parla della Notte Rosa (che è stata organizzata una volta sola, nel 2007): "Dove si balla? Si balla nelle “disco” (ma dai?) presenti in vari punti della città; si balla nelle “rotonde” e terrazze sul mare organizzate dagli stabilimenti balneari; si balla all’aperto, durante eventi, sagre e feste tradizionali; si balla in locali di tendenza, magari degustando stuzzicanti specialità, tra musica e teatro “off”; si balla a Palazzo Ducale nella “Notte Rosa” per la Festa della Donna e in Piazza Matteotti intorno al Gran Falò nella Notte della Vigilia di San Giovanni." 
Stessa cosa, e forse peggio, per i locali:  . Anche qui nessun link, nessun riferimento a ristoranti, sale da ballo o circoli, ma una banale pagina che ci dice racconta come "la tradizione dei Caffè come luogo di incontro e di sosta si è radicata a Genova soprattutto nel secolo XIX e ha favorito via via l’apertura di nuovi spazi di incontro, spesso in ambienti antichi ricchi di fascino e di memorie."
Insomma un embrione di un sito che dovrebbe parlare sostanzialmente di cosa? Di eventi culturali e sociali, spettacoli e tempo libero.

Genova Spettacolare: descrizione: "Un’offerta culturale ampia e variegata, che comprende: danza, teatro, arte, musica, cinema, cabaret, poesia, mostre, festival, spettacoli, incontri, letture, dibattiti, animazione, divertimento fino alla notte bianca dell’11 settembre". Era indispensabile? Benchè non ci sia, nella pagina un link al sito (il che mi aveva fatto ottimisticamente pensare che quindi almeno questo progetto lo avessero abbandonato), in realtà se si cerca con google , si trova eccome  e indovinate un pò di cosa si parla? Di eventi culturali, sociali,  spettacoli e tempo libero. La grafica è poco curata, il sito è scarno, ma almeno c'è un tentativo di inserire gli eventi con relative descrizioni che spesso sono raccolte qua e là dal Web.
La pagina Sponsor è ricca a quanto pare di partner invece. Sinceramente non comprendo la strategia di investimento di queste aziende che si pubblicizzano su un sito che, insieme a quello precedente, non è nemmeno classificato nel database di Alexa (dove ci sono circa 30.000.000 di siti, fra cui, per dire, il sito del Carnevale di Acireale).

C'è poi Genova Giovani sei Tu, che già dal titolo sgrammaticato la dice lunga   E' un portale  talmente privo di contenuti, che ogni altro commento è superfluo.

Tutti questi "progetti" sono online, avranno avuto un costo di costruzione e forse anche di gestione?

Infine ci sono il sito degli Eventi del Comune di Genova, l'unico che forse ha un senso di esistere e poi Vivere Genova, il gioiellino di Città Digitale, con il quale il Comune diventa editore e grazie a contratti cocopro inventa nuovi giornalisti che parlano, indovinate un pò di cosa? Di eventi culturali, spettacoli e tempo  libero nella città.

Ora quello che mi chiedo è perchè, se sul territorio esiste da dieci anni una splendida realtà privata come quella di Mentelocale.it (Intervista alla direttrice Laura Gugliemi qui), (52.394° sito per numero di visite nel mondo, superato a Genova solo dal Secolo XIX) che fa esattamente le stesse cose e meglio, un sito che è cresciuto sul territorio con fatica, che ha dato da lavorare a tante persone e che ha formato dei giornalisti, perchè dicevo il Comune invece di investire risorse umane ed economiche per fare concorrenza ad un sito come questo (e perdendo evidentemente la sfida sul piano dei contenuti), non ha investito e non investe  in quanto era gradito e richiesto, ovvero nelle infrastrutture e nell'effettivo allargamento del WiFi? Perchè non aiutare a crescere Mentelocale.it (che dal Comune non ha mai visto un centesimo) o la giovane Genova24.it che sta rendendo un servizio di informazione come non si era mai visto in città?

Chiediamolo al sindaco Marta Vincenzi, il cui entourage si è dimenticato persino di rinnovare l'abbonamento del suo stesso sito. Se andate su http://www.martavincenzi.it infatti non troverete più il sito della Sindaco, poichè il dominio scaduto è stato acquistato da una società esterna il cui business vive su queste dimenticanze (non è colpa degli hacker quindi, come dichiarato dalla stessa Vincenzi in una conferenza stampa).

Pillola Rossa o Pillola Blu?